giovedì 25 novembre 2010

LA MAGIA DI BANGKOK di Luca Di Pietro

Foto e Racconto di Luca Di Pietro

Luca è un nostro affezionato cliente nonchè grande viaggiatore. Viaggia spesso per motivi di lavoro e dovendo restare per lunghi periodi all'estero, ha avuto modo di conoscere ed assaporare luoghi e culture estremamente differenti. 
Attualmente il nostro amico è a Bangkok, ed è proprio da lì, tramite il suo Iphone 4 nuovo di pacca, che ci invia il suo racconto.

"Stai per atterrare, la prima cosa che noti è la sterminata città che si distende sotto di te, lì in mezzo ad un’infinità di case, grattacieli e canali brulicano 15 milioni di persone, esclusi i turisti. Sei sfinito dal viaggio, dalle code alle dogane, al ritiro bagagli e stordito per il fuso orario. Questa sera la passerai in hotel a riposarti e ad aggiustare la tua roba. Appena arrivi all’ingresso dell’albergo tutti si alzano in piedi e si inchinano di fronte a te in un saluto riverente e blaterano parole che, almeno per il momento, sono incomprensibili per te. Ti senti impacciato, ti inchini a tua volta, sorridi e biascichi qualche “Hello, buona sera!”

Ti accompagnano nella tua camera e in meno di mezz’ora hai tutto: lenzuola nuove, telefono, tv con satellite, aria condizionata ed internet. Sei felice, l’hai pagata 150 €uro (mensili), senti di aver fatto un buon affare. Ti stupisci un po’ dei sanitari, non sono granché, non c’è il bidet, manca la carta igienica e, incredibile, l’antibagno non è chiuso da muri esterni, ma solo con una grata di ferro. Non c’è aria condizionata in bagno e se fosse chiuso andresti a fuoco mentre ti fai la doccia con il caldo di Bangkok.  Guardi il TG italiano e vai a letto domani è la tua prima giornata di lavoro.


Ti svegli, nella stanza si sta benissimo con l’aria condizionata accesa, fuori il mondo ha già iniziato la sua corsa, lo senti dai rumori che ti giungono dalla strada. Vai in bagno, ti ci vorrà un po’ per abituarti a vedere l’esterno mentre ti fai la barba. Ti prepari, chiudi la tua camera e scendi nella hall. Qui tre o quattro signorine in divisa ti salutano, ti chiedono in inglese se stai bene, se vuoi qualcosa. Rispondi “It’s all ok, where I can take the sigarettes?” ed in meno di un minuto una delle ragazze si offre di andartele a comprare e te le porta, aggiungerà qualche baht al costo per la sua commissione. Qui in Thailandia tutto si paga, poco, ma si paga! Esci in strada, non sei proprio al centro ma noti subito la marea di taxi che ti girano attorno e i proprietari che ti guardano aspettando un tuo cenno per darti un passaggio. Decidi di fartela a piedi, un po’ perché sei in anticipo, un po’ per vedere la città e, perché no, anche risparmiare qualche soldo. Dalla tua stupida scelta comprendono al volo che sei appena arrivato. In futuro capirai che prendere un taxi ti costa meno della suola delle tue scarpe, copri le enormi distanze che da subito non comprendi ed eviti di calpestare qualche grosso topo, o altro strano animale, che di tanto in tanto esce dai tombini bucati delle fogne.Cammini, i marciapiedi sono occupati da gente che vende le cose più strane e offre i servizi più disparati: chi cuce vestiti, chi vende biglietti della lotteria, chi mescola strani intrugli a loro parere commestibili, cavallette comprese. Il traffico ti scorre veloce affianco e tu devi invadere la carreggiata di tanto in tanto per evitare i suddetti commercianti, le macchine non si fermano, se ne fottono di te, i pedoni non sono rispettati, i pedoni non producono, i pedoni non pagano!
Arrivi sulla Sukhumvit e qui davvero il traffico è una cosa indicibile, migliaia di motorini, macchine e taxi che si intersecano in altrettante iperbole, a prima vista, senza un ordine definito.

Decidi di prendere un passaggio, almeno non sbagli strada. Qui puoi affittare a 20 o 30 baht (circa 50 centesimi di euro) dei moto taxi, inforchi lo scooter alle spalle del conducente e lui ti porta. All’inizio ti sembra un po’ ridicolo ma poi vedi che lo fanno tutti: studenti, ragazze e signori ben vestiti. E’ l’ideale per sfilare nell’intensità di traffico della città, loro passano ovunque tra un’auto e l’altra, sui marciapiedi, nei giardini e ti portano a destinazione.

Arrivi al lavoro, (diciamo che lavori in cucina) noti l’esagerato numero di dipendenti, è un ristorante con meno di cento posti, ma qui un dipendente thai costa 150 baht al giorno (più o meno 5 €uro) per circa dodici ore, ed è meglio prenderne qualcuno in più che rischiare di lasciare insoddisfatto un cliente. Qui tu lavorerai il meno possibile e prenderai un buonissimo stipendio, circa dieci o dodici volte di più di un thai. Ti accorgerai che è brava gente e, nei loro modi di fare, spesso per noi incomprensibili, sono allegri, pieni di onestà e buon cuore, ma anche molto orgogliosi. Caratteristiche inculcate in loro dalla rispettata disciplina buddhista. Uno alla volta (a seconda della timidezza) tutti ti hanno chiesto la provenienza e l’età. Per i thai l’età è la prima cosa a cui si deve rispetto: più si vive più si diventa saggi e la saggezza è alla base della cultura del Buddhismo. Il Buddha è spesso rappresentato da un elefante, un animale forte ma allo stesso tempo calmo e pacifico, o da una tartaruga, come rappresentanza anch’esso della calma ma soprattutto della longevità (e di conseguenza la saggezza).

Finito il lavoro vai a casa, stavolta prendi il taxi, all’interno c’è aria condizionata al massimo, si congela (come del resto in tutti i locali della città), il tassametro corre e tu cominci un po’ a preoccuparti, l’intenso traffico rallenta un po’ la corsa. Quando scendi devi al tassista 45 baht, 80 centesimi di euro, e tiri un sospiro di sollievo.
In giro vedi una enorme quantità di giovanissime thailandesi fuori dagli altrettanti numerosi centri massaggi. Pensi che è una stronzata pagare per un massaggio di un’ora, sarebbe un’ora sprecata della tua vita e alla fine non avresti concluso nulla. In futuro ti accorgerai che fare un’ora di massaggio thailandese è una cosa molto vicina all’orgasmo, le loro mani esili  e forti toccano sapientemente i punti più sensibili del tuo corpo; alla fine ti senti come se avessero smontato, lubrificato e rimontato ogni tuo singolo osso, ed una volta provato non ne potrai più fare a meno.

Dopo una doccia esci di nuovo, la riverenza e l’affabilità degli albergatori ti conquista sempre di più e cominci tra le altre a riconoscere qualche parola: “Sawaddee krup”. Questo rispettoso saluto, palme unite sotto il mento ed inchini ti accompagneranno per tutta la tua permanenza in questo misterioso Paese. La strada ti sembra trasformata, migliaia di gente cucina, mangia, commercia e dorme sui marciapiedi. Centinaia di localini colorati e luminosi, pieni di belle donne in gonnellina sembrano aver preso vita. Decidi di provare qualche cibo della thai-food, ti avvicini ad una sottospecie di ristorante ed ordini un piatto dal nome incomprensibile. Il venditore non parla una parola di italiano, cerca di spiegarti in inglese cosa sia ma non capisci un accidente. In Thailandia parlano inglese solo le persone che stanno a contatto con gli stranieri: gente d’affari, camerieri, bariste e puttane.
Assaggi il tuo piatto, sembra vitello affogato in una salsa brodosa, piccante all’inverosimile, piena di verdure sconosciute: alghe, bambù e chissà quali altre piante.Ti è piaciuto molto, sei sazio e riprendi la tua strada verso il centro. Il sole è ancora alto, anche se qualche nuvolaccia pare avvicinarsi. Cammini verso mete ignote, la varietà delle persone dintorno si mescola in una giostra infinita di culture e colori, e accompagnano il tuo cammino. L’intensità degli odori dei brasati cucinati ai bordi delle strade è quasi insopportabile e spesso sei costretto a trattenere il fiato vicino a fornelli e barbecue in azione. Sulla carreggiata i mezzi di locomozione passano da metropolitane sopraelevate a carretti trainati a mano.
Senza neanche rendertene conto il tempo è cambiato, solo tu sembri non essertene accorto perché la gente ha già addosso sacchi di plastica a mo’ d’impermeabile e ombrelli alla mano. Pensi che non sei molto lontano da casa e affretti il tuo passo, ma sei nel periodo delle piogge e i cambiamenti repentini del tempo qui non perdonano. Ti ritrovi nel pieno di un nubifragio che pensi non possa finire mai, cammini sotto la pioggia, la rottura delle molecole di acqua piovana sprigiona energia ed il caldo si fa ancora più intenso. La gente non si cura di te, nulla è inconsueto a Bangkok, non si stupirebbero nemmeno se in quel momento tu ti inginocchiassi e cominciassi a cantare in arabo. Cammini sotto la pioggia, ti apri la camicia, i grattacieli sovrastano padroni sopra la tua minuscola persona, ti senti quasi perso in questa parte sperduta del mondo, ma stai bene, in uno strano equilibrio, il tuo legame con la Natura è stato ristabilito, per la prima volta ti senti libero, sotto questa pioggia torrenziale, padrone di te, ti senti VIVO!

In meno di mezz’ora tutto e finito ed il sole torna a governare il cielo.
I fanciulli ti passano accanto con le loro divise da collegiali, pantaloncini blu e camicetta bianca, ridacchiano timidi di te, portandosi una mano sulla bocca, quando incroci i loro vispi occhi neri, e affrettano il passo rumorosi e divertiti. Per loro sei diverso, sei buffo.
Prendi l’ennesimo taxi che stavolta fai aspettare addirittura sotto casa e vai sopra a cambiarti. Quando scendi chiedi a lui consigli per passare una bella serata, stavolta lui parla inglese e ti propone Soi Cowboy. Accetti..."

La prima parte dell'esperienza di Luca si ferma qui.
Restate in contatto con noi, la prossima volta Luca ci racconterà la vita notturna di Bangkok!


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