sabato 15 ottobre 2011

REPORTAGE: Kenya - Chale Island, piccolo paradiso Low Budget (parte 1)

Le 7 ore e mezza di volo Roma-Mombasa scorrono veloci. Volo notturno, zero perturbazioni  e seduta comoda; Tanto comoda da riuscire a dormire per 5 ore di fila senza svegliarsi intorpiditi e con quel fastidiosissimo formicolìo alle gambe. L' aeromobile è impeccabile, staff assolutamente preparato e cordiale, menu di buon livello comprensivo di vino e grappa a scelta, oltre che di un simpaticissimo "porta sale&pepe" in miniatura che non puoi fare a meno di trafugare. I film proposti durante il volo sono da poco usciti al cinema (v. Fast and Furious 5, Thor e Limitless), cuffie intrauricolari di ottima fattura in regalo e l'immancabile coperta personalizzata.
Neos Air dimostra di sapere il fatto suo sul lungo raggio, non siamo ai livelli di Emirates questo è chiaro, ma per un Charter in Economy siamo sicuramente ai vertici.

Il terzo Mondo.
Mentre atterriamo mi accorgo della pioggia sui finestrini; Mi domando se è dovuta alla sfiga o alla stagionalità, d'altronde siamo nei primi giorni di ottobre, la stagione delle pioggie è finita da poco. La coda per il rilascio del Visto è rapida e proprio mentre mostro il passaporto al poliziotto, questo, con un caloroso sorriso, mi fà:
"Jambo!!! How are you?" (1)
Una sorriso e poche parole bastano a farmi capire che il vero "terzo mondo" lo vivo ogni mattina uscendo di casa.

Durante i controlli di rito metto a fuoco gli interni dell'aeroporto; Sembra di trovarsi in uno di quei bar fumosi degli anni 70, con mura gialline e rifiniture in legno, nessun fronzolo o cartellone pubblicitario, giusto qualche panca per l'attesa sparsa qua e là e un distributore di Coca Cola probabilmente in disuso. Un solo Terminal per arrivi e partenze, ma a dispetto delle dimensioni, l'aeroporto di Mombasa gestisce ogni giorno centinaia di voli internazionali. Viene da chiedersi come facciano a sopportare una tale mole di traffico, e se davvero glie lo domandi, il 99% dei Kenyoti ti dirà "Pole Pole" (2).

(1) "Ciao!!! Come va?"
(2) "Piano piano"
60km in 2 ore
Quando si spalancano le porte d'uscita, un folata d'aria caldissima mista ad umidità e temperatura elevata tolgono il respiro, la pioggia amplifica la sensazione di soffocamento. L'assistente Hotelplan, impeccabile, è lì ad attenderti con piccoli rotolini di spugna inumiditi nel ghiaccio e una bottiglia d'acqua fresca... una manna dal cielo.
Il Pulmino (mai termine fu più azzeccato per descriverlo) utilizzato per il trasferimento è molto simile al mitico "Volkswagen Bully". Una versione made in China, con sedili rivestiti di una stoffa verde più volte rattoppata e valigie legate con robuste corde al portapacchi sul tetto. Non manca l'aria condizionata che, sparata a meno 50 gradi dall'autista, crea un simpatico effetto "pinguini nel deserto".
L'assistente annuncia che il viaggio durerà circa 2 ore a causa delle condizioni stradali. "Colpa della pioggia?" - chiede un turista -"No, anche con il sole, qui non esistono strade asfaltate al di fuori di Mombasa".

La capitale è una miscuglio di vecchi palazzoni e casette in stile Favelas. Piccoli negozietti con insegne dipinte a mano si alternano a bancarelle (piccole capanne in legno, senza tetto) che vendono frutta e beni di ogni genere. Tutto intorno la popolazione è impegnata in semplici attività quotidiane: Donne con grandi sacchi della spesa in testa, uomini impegnati in lavori artigianali e bambini che giocano agli angoli delle strade pronti a regalare un sorriso ad ogni turista che li inquadra nell'obbiettivo.

Fuori dalla città il paesaggio cambia radicalmente, le strade asfaltate lasciano spazio a piccole stradine in terra battuta, sconnesse al punto di non riuscire ad inquadrare il paesaggio con la videocamera. Qualche capanna sparsa lungo il percorso, per il resto solo l'imponente natura selvaggia. Impossibile riposare, gli scossoni fanno battere più volte la testa sui vetri.

 

Spesso si perde l'orientamento, circondati da grandi Baobab e distese della Savana, sembra di riuscire a scorgere solo il cielo.

60 Kilometri dopo arriviamo ai confini di Chale Island...



La prima parte del racconto si ferma qui, la prossima volta vi racconteremo di quel piccolo paradiso che è Chale Island.

Stay Tuned.

2 commenti:

  1. grande domenico, sei veramente un viaggiatore con la V maiuscola, che sa coglere i risvolti della natura umana come pochi.
    attendiamo con ansia il raccondo di chale, andrea e' ancora capo struttura li?^
    baci glora mrhcalde

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  2. Ciao Gloria! Grazie per i complimenti, troppo buona.
    Andrea è ancora capo villaggio lì, insieme ad un'altro Biologo (anche lui si chiama Andrea), e se la spassano alla grande.
    Sono due tipi davvero in gamba, capaci di rendere il soggiorno ancora più bello con le loro piccole attenzioni e l'estrema serietà lavorativa.
    Il seguito a breve, trovare il tempo per scrivere è sempre più difficile...

    RispondiElimina

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